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Fratelli NATILLI
La Bottega delle Carni è un importante punto di riferimento per i buongustai.
Cinquant’anni di attività dedicata alla gastronomia privilegiando le produzioni locali e valorizzando le caratteristiche della cucina tipica molisana.
La macelleria, ha sviluppato nel tempo le sue strutture e le sue tecnologie conservando, però, sempre le caratteristiche di lavorazione artigianale fondamentali per mantenere un'’alta qualità di servizio.
mercoledì 27 dicembre 2017
Capodanno 2018
Lo staff della Bottega delle Carni di Michele e Antonio Natilli nell’augurare alla gentile clientela ad amici e conoscenti un sereno e felice anno nuovo, guardate cosa hanno preparato per voi per festeggiare al meglio il capodanno. Zamponi, cotechino e cotechino tipo zampone. Buon appetito e buon anno.
martedì 12 dicembre 2017
lunedì 4 dicembre 2017
venerdì 1 dicembre 2017
I primi freddi si affrontano anche a tavola
Con l’inizio dei primi freddi è consigliabile anche adottare un’alimentazione in cui sono presenti cibi ricchi di proteine (infatti non è questo il periodo per seguire diete povere in tal senso). Le proteine svolgono un ruolo fondamentale per sostenere il numero di anticorpi, presenti nel nostro organismo, nostri alleati che combattono batteri e virus. Di questo passo allora, oltre alla buona carne acquistiamo e cuciniamo anche del buon pesce come salmone e sgombro o portiamo sulla nostra tavola uova, carne bianca e rossa e formaggi stagionati, prestando attenzione alle quantità. In questi alimenti, fonte di proteine, sono presenti: vitamina A,B, D, ed anche minerali, come zinco, calcio e ferro, utili per alzare le nostre difese immunitarie. In questi periodi il nostro sistema immunitario è più debole e quindi ha più difficoltà a combattere le infezioni. E allora non ci resta che prendere le dovute e consuete precauzioni. Primo comandamento: curare l'alimentazione e i ritmi di vita, che in questo periodo devono essere i più regolari possibili, per non affaticare l'organismo. Nel periodo dell’influenza gli esperti consigliano di fare attenzione, a zinco e rame hanno dimostrato un’azione di rinforzo delle difese naturali; lo zinco si trova oltre che nelle carni, nei fagioli, ceci, soia, vegetali verdi e pesci di mare; mentre carne, pesce, fegato, pollame sono ricchi di rame, componente di alcuni enzimi, sintomi di carenza: anemia e fragilità dei vasi arteriosi.
giovedì 14 settembre 2017
Da mezzo secolo al servizio del gusto
Il 2017 è un anno importante per la famiglia Natilli perché porta con sé la gioia di un traguardo raggiunto con successo, ma anche la consapevolezza di dover rinnovare l’impegno che immediatamente si prospetta. Un successo che rende particolarmente orgogliosi noi tutti e che merita di essere condiviso, come giustamente si fa in queste occasioni di festa, con tutti voi che avete fatto questo splendido percorso con noi.
50 anni insieme!
Grazie!
mercoledì 6 settembre 2017
giovedì 31 agosto 2017

Finalmente parole autorevoli, cade un altro tabù: la carne non fa male e sicura e preziosa
Contrordine: bistecche, formaggi e grassi non fanno male
Uno studio spiega perché le raccomandazioni di limitare i grassi per salvaguardare il cuore sono eccessive. E mette sotto accusa pane, pasta e dintorni. Così si chiude il congresso dei cardiologi europei
di ELISA MANACORDA
BARCELLONA - Nella lunga e controversa partita che si gioca sulla sana alimentazione, oggi i grassi segnano un punto a loro favore, a scapito dei carboidrati. L'analisi presentata oggi dai ricercatori canadesi dello studio PURE al congresso europeo di cardiologia, a Barcellona, punta infatti il dito sulle linee guida attuali che, limitando l'apporto dei grassi totali sotto il 30 per cento dell'energia e i grassi saturi a meno del 10 per cento, non terrebbero conto dell'evidenza emersa dalle loro indagini: secondo cui una dieta ricca di glucidi è associata a un maggior rischio di mortalità, mentre i grassi, sia saturi che insaturi, sarebbero associati a un più basso rischio di mortalità.
PURE ( Prospective Urban Rural Epidemiology) è uno studio osservazionale guidato dall'Università di Hamilton, in Ontario, nato con l'obiettivo di esaminare l'impatto dell'urbanizzazione sulla prevenzione primordiale (l'attività fisica o i cambiamenti nell'alimentazione, per esempio), sui fattori di rischio (obesità, ipertensione, dislipidemia eccetera) e l'insorgenza di malattie cardiovascolari. Condotto per dodici anni su oltre 154 mila persone tra i 35 e i 70 anni, arruolati tra il 2003 e il 2013 in 18 paesi ad alto, medio e basso reddito dei cinque continenti, è insomma uno degli studi epidemiologici più ampi e completi sull'argomento. I risultati della sottoanalisi presentata oggi sono stati pubblicati in contemporanea su Lancet: “Limitare l'assunzione di grassi non migliora la salute delle persone, che invece potrebbero trarre benefici se venisse ridotto l'apporto dei carboidrati al di sotto del 60 per cento dell'energia totale, e aumentando l'assunzione di grassi totali fino al 35 per cento”, ha detto Mahshid Dehghan, ricercatrice del Population Health Research Institute della McMaster University, e tra gli autori dell'analisi.
Per stabilire questa associazione, gli studiosi hanno analizzato le abitudini alimentari del campione (consumo di carboidrati e dei diversi grassi) grazie a questionari validati a livello nazionale e relativi allo stile di vita e alla nutrizione, suddividendo poi i partecipanti in classi a seconda della dieta seguita, dunque in base alla percentuale di energia fornita dai diversi nutrienti, carboidrati grassi o proteine. Questi dati sono poi stati confrontati con quelli relativi agli eventi e alla mortalità cardiovascolare: in totale 5796 decessi e 4784 eventi. I ricercatori hanno notato che gli individui nella classe ad alto consumo di carboidrati avevano un rischio di mortalità aumentato del 28 per cento, rispetto a quelli della classe con il più basso consumo di zuccheri, ma non un maggior rischio cardiovascolare. Viceversa, gli individui nella fascia alta del consumo di grassi mostravano una riduzione del 23 per cento del rischio di mortalità totale, ma anche una riduzione del 18 per cento del rischio di ictus e del 30 per cento del rischio di mortalità per cause non cardiovascolari. Ciascun tipo di grasso era associato alla riduzione del rischio di mortalità: meno 14 per cento per i grassi saturi, meno 19 per cento per i grassi monoinsaturi, meno 29 per cento per quelli polinsaturi. Una maggiore assunzione di grassi saturi era associata a una riduzione del 21 per cento del rischio di ictus.
“Anche se negli ultimi venti anni tutti gli studi hanno dimostrato che quando si tratta di fattori di rischio degli eventi cardiovascolari, la parte del leone è svolta dalla correzione dei lipidi, è ragionevole pensare che il consumo di carboidrati possa essere limato al ribasso, anche se l'impatto sui fattori di rischio è minore e richiede più tempo”, commenta Alberto Zambon, associato di Medicina all'Università di Padova. L'importante, continua Zambon, è fare attenzione alla qualità dei grassi: sappiamo che quelli da privilegiare sono i mononsaturi (l'olio di oliva, per esempio) e alcuni polinsaturi (gli Omega 3 nel pesce o nella frutta secca). In sostanza quelli che sono alla base della dieta mediterranea.
“Per decenni le linee guida nutrizionali hanno puntato l'attenzione sulla riduzione dei grassi totali e sugli acidi grassi saturi, partendo dal presupposto che sostituire questi ultimi con carboidrati e grassi insaturi avrebbe abbassato il colesterolo LDL (quello cattivo, ndr), riducendo così il rischio di eventi cardiovascolari”, ha detto l'autrice dello studio, ma questo approccio si basa su dati relativi a popolazioni occidentali, nelle quali l'eccesso di cibo è una realtà ben nota”. Il nostro studio, concludono i ricercatori di PURE, consente invece di studiare l'impatto della dieta sulla mortalità totale e sulle malattie cardiovascolari in contesti differenti, quindi anche in quelle aree in cui il vero problema è la malnutrizione.
mercoledì 9 agosto 2017
Ferragosto 2017
Michele e Antonio Natilli augurano a clienti, amici e conoscenti un sereno e felice Ferragosto. Lo staff della Bottega delle Carni ha preparato per voi la consueta linea di preparazioni gastronomiche di piatti pronti a cuocere, una selezione di tagli particolari tipici del Ferragosto e, esclusiva di quest'anno, i Medaglioni di coscia d'agnello dell'alto Molise.
Tortino di pollo farcito
Pollo disossato ripieno
Torcinelli di agnello dell'alto molise con animelle.
giovedì 13 luglio 2017
CAMPOBASSO. 1° settembre 1967. Francesco Natilli decide, insieme ai figli, di cavalcare l’onda del miracolo economico italiano e rileva in Corso Bucci, in pieno centro a Campobasso, la sua attività: La Bottega delle Carni dei Fratelli Natilli diviene così, anno dopo anno, tra sacrifici, entusiasmo, professionalità e passione, un punto di riferimento gastronomico di assoluto livello per il Capoluogo e i paesi limitrofi. La bottega cresce di pari passo con la città, soprattutto grazie alla bontà e alla genuinità di prodotti tipici realizzati artigianalmente e che nascono con sapienza dalla certificata qualità delle carni locali. Ma non solo: perché se un’attività attraversa i decenni e le generazioni restando sempre in voga, il merito è anche del legame che si instaura con la clientela, quella clientela che ancora crede nei prodotti naturali, nei prodotti locali, nel mangiar sano. Ma, soprattutto quelle persone che vogliono ancora difendere l’economia della nostra regione. Alla semplicità e alla genuinità della piccola attività. Non è solo e semplicemente commercio, quindi. Come spesso accade in questi casi, il ruolo ricoperto è anche di natura culturale e sociale. E’ trascorso mezzo secolo, tutta o nulla è cambiato nel negozio della centralissima Corso Bucci: la bontà dei prodotti e i sorrisi sono sempre gli stessi, i capelli sono molti di meno. La passione resta intatta, anche se l’energia non è quella degli anni ’60. Ci sono sempre le ‘500 in strada, anche se più costose e meno romantiche, gli scooter hanno preso il posto della mitica Vespa, la crisi economica morde e manca forse il senso di speranza di quegli anni ruggenti. Ma le nuove generazioni di famiglia Natilli, i nipoti di Francesco, sono pronti a proseguire questa piccola grande favola nata all’ombra del Monforte. Pronti a festeggiare il centenario nel 2067, sempre in nome della gentilezza e della qualità.
lunedì 26 giugno 2017
Cade un altro tabù: i salumi non fanno male.
Finalmente sentiamo parole autorevoli e chiare in grado di sfatare troppi falsi tabù, dettati dalle mode del momento, che hanno indotto a guardare con sospetto i salumi. E in questo discorso un rilievo particolare lo assumano i salumi italiani, i più sicuri, più magri e nutrienti, adatti a tutti, dai bambini alla terza età.
La scoperta più interessante riguarda però il modello nutrizionale che, facendo giustizia di pregiudizi e miti della cultura vegetariana, riporta al centro il consumo del principale alimento proteico, i salumi.
La scienza infatti sbugiarda i vegani: nuovo studio dell’Università di Milano dimostra che non ci sono rischi per i tumori del colon-retto.
Tra le principali cause di cancro, dopo il tabacco e l’alcol, figurano obesità e sovrappeso, così come fattori dietetici quali un’assunzione eccessiva e protratta nel tempo di alcuni alimenti, soprattutto con particolare riferimento ai tumori dell’apparato digerente. Come configurare in quest’ottica il consumo di carni e salumi, posti sotto attenzione dalla recente classificazione IARC? In risposta arriva il più ampio studio multicentrico condotto in Italia sul tema, coordinato dall’Università degli Studi di Milano e recentemente pubblicato su Nutrition and Cancer, che ha analizzato 3 studi caso controllo, tutti italiani, condotti dal 1985 al 2010 su oltre 10.000 soggetti (3.745 casi e 6.804 controlli) per verificare l’associazione tra consumo quotidiano di salumi e il rischio di cancro del colon-retto. I risultati dello studio evidenziano che, nel complesso, non emerge un’associazione tra gli attuali consumi di salumi della popolazione generale italiana e il tumore al colon-retto. Inoltre, non emergono rilevanti differenze di associazione tra chi consuma una quantità giornaliera di salumi più bassa (circa 15 g) e chi ne ha un consumo giornaliero di 25 g. I salumi italiani, come è noto, hanno una qualità e dei valori nutrizionali molto diversi dai prodotti del Nord Europa o America. Ma c’è un altro aspetto estremamente rilevante: “I consumi italiani sono molto più limitati: i nostri dati indicano che un consumo di 2-3 porzioni di salumi a settimana (considerando porzioni da 50g) non comporta alcun rischio apprezzabile a livello di salute pubblica in riferimento ai tumori del colon-retto.” ha commentato uno degli autori, Carlo La Vecchia, professore Ordinario di Statistica Medica ed Epidemiologia dell’Università degli Studi e membro del Comitato Scientifi- co di IFMeD, International Foundation of Mediterranean Diet.
Cav. Michele Natilli Presidente Federcarni Molise
lunedì 22 maggio 2017
giovedì 27 aprile 2017
Scomparsa Presidente Federcarni Giorgio Guazzaloca
venerdì 24 marzo 2017
Italia campione del mondo in salute? Grazie alle nostre tavole e al piccolo commercio
Campioni del mondo. Stavolta non c’entra il calcio e, per fortuna, nemmeno la corruzione o la crisi. Anzi, nonostante le ben note difficoltà economiche, l’Italia è in cima alle classifiche planetarie in tema di salute.
Siamo quelli messi meglio, i primi in una lista di 163 Paesi stilata da "Bloomberg Global Health Index", davanti a Islanda e Svizzera, Singapore e Australia.
Da noi le aspettative di vita sono ormai oltre gli 80 anni. Il merito? Secondo scienziati ed esperti a vario titolo, soprattutto dell’alimentazione. Sana, varia, equilibrata. Mangiamo meglio degli altri e ciò (non guasta) incide poco sulle nostre tasche. Perché a tavola il made in Italy è semplice e genuino, è una risorsa innanzitutto culturale da conservare e tutelare. E’ figlia di secoli di tradizione e viene mantenuta in vita dal lavoro di agricoltori, allevatori, artigiani, piccoli commercianti che garantiscono la filiera del buon gusto e del benessere. Veri e propri eroi in tempi di grande distribuzione e multinazionali del cibo.
La classifica di Bloomberg però conferma che ne vale la pena: grazie a questo sistema viviamo di più e meglio. Ma fino a quando sapremo resistere all’invasione di prodotti esteri e alle grinfie della globalizzazione selvaggia? Toccherebbe alla politica (e alle istituzioni in genere) cogliere la palla al balzo per tutelare quel vecchio e caro patrimonio chiamato Italia.
sabato 4 marzo 2017
Italia campione del mondo in salute? Grazie alle nostre tavole e al piccolo commercio Campioni del mondo. Stavolta non c’entra il calcio e, per fortuna, nemmeno la corruzione o la crisi. Anzi, nonostante le ben note difficoltà economiche, l’Italia è in cima alle classifiche planetarie in tema di salute.Siamo quelli messi meglio, i primi in una lista di 163 Paesi stilata da "Bloomberg Global Health Index", davanti a Islanda e Svizzera, Singapore e Australia.Da noi le aspettative di vita sono ormai oltre gli 80 anni. Il merito? Secondo scienziati ed esperti a vario titolo, soprattutto dell’alimentazione. Sana, varia, equilibrata. Mangiamo meglio degli altri e ciò (non guasta) incide poco sulle nostre tasche. Perché a tavola il made in Italy è semplice e genuino, è una risorsa innanzitutto culturale da conservare e tutelare. E’ figlia di secoli di tradizione e viene mantenuta in vita dal lavoro di agricoltori, allevatori, artigiani, piccoli commercianti che garantiscono la filiera del buon gusto e del benessere. Veri e propri eroi in tempi di grande distribuzione e multinazionali del cibo.La classifica di Bloomberg però conferma che ne vale la pena: grazie a questo sistema viviamo di più e meglio. Ma fino a quando sapremo resistere all’invasione di prodotti esteri e alle grinfie della globalizzazione selvaggia? Toccherebbe alla politica (e alle istituzioni in genere) cogliere la palla al balzo per tutelare quel vecchio e caro patrimonio chiamato Italia.
Tutela e salute dei consumatori
con il programma (Le carni del Tratturo)
con il programma (Le carni del Tratturo)
La prima traccia storica degli operatori della cura degli animali (attuali medici-veterinari) la ritroviamo nel codice di hammurabi 2.250 a.c.
L'uomo ha sempre saputo che per avere alimenti sani e sicuri agli animali doveva essere garantita la massima attenzione.
E’ in questo contesto che un ruolo fondamentale è rappresentato dal consorzio (Le carni del Tratturo), per fidelizzare la clientela e scegliere per i consumatori alimenti di eccellenza.
Molto importante è il tipo di allevamento è quindi l’alimentazione, l’aroma di foraggi profumati, di sfarinati di cereali come orzo, fave, avena.
In questi ultimi anni c’è stata una vera crescita culturale della salute e soprattutto una presa di coscienza sull’equazione: salute uguale buona alimentazione. E’ per questo che si dà sempre più attenzione a ciò che mangiamo, ai tipi di alimenti, al contenuto e tipo di fibre, alle sostanze vegetali. Alle combinazioni alimentari, ai vari tipi di dieta per lo più appetibili secondo i gusti e la reale fattibilità altre all’apporto calorico. Fondamentale per il consumatore è una conoscenza completa dei prodotti acquistati.
Tuttavia noi difendiamo l'etica ed il valore della tradizione ed i consumatori locali ci danno ragione. Negli ultimi anni è cresciuta l'attenzione per il benessere animale, la sicurezza alimentare e le proprietà organolettiche di ciò che si mette in tavola. La nostra bottega è da sempre impegnata in un’incessante attività d’informazione che consente alla nostra clientela di conoscere in maniera approfondita tutte le specifiche qualità del prodotto carne. Lo fa attraverso la certificazione che garantisce al consumatore attraverso l’applicazione di specifici disciplinari di produzione la cui provenienza territoriale sarà senza ombra di dubbio molisana.
mercoledì 22 febbraio 2017
La cottura delle carni del tratturo.
Preparazione e cottura delle “carni del tratturo”
Come affrontare la preparazione di un pasto, con un po’ di buona volontà in circa venti minuti? Possiamo interpretare questo compito come un momento di relax dopo una pesante giornata di lavo.
Per cuocere una fetta di carne, in padella, alla
griglia o alla piastra bastano pochi minuti, necessitano venti minuti per cuocere al forno una delle tante preparazioni che trovate nel nostro banco se visitate la nostra bottega. Lo stesso vale per salsiccia, hamburger e lombata.
Una buona lombata del consorzio “Le carni del tratturo” deve essere alta dai 4 ai 6 centimetri, la piastra (se non si disponete
della brace) deve essere ben calda, questo serve a bloccare la fuoriuscita dei succhi che la carne contiene, ma soprattutto a favorire la reazione chimica di Maillard, ovvero l’interazione tra proteine e zuccheri. Nel corso di questa reazione, che avviene a oltre i 140° C, si formano delle sostanze aromatiche che caratterizzano il gusto stesso della carne, dandogli quel profumo che somiglia alla crosta di pane appena sfornato. La carne va girata una sola volta, e ha raggiunto la giusta cottura quando si stacca dalla piastra o dalla griglia. In fine per cuocere i bordi della bistecca, che altrimenti rimarrebbero di colore rosso, occorre sistemare la stessa sulla griglia “di costa”. E’ molto importante lasciar ridistribuire i succhi all’interno della carne, per cui è buona regola non tagliarla subito, ma lasciarla riposare per qualche minuto all’interno di due piatti fondi.
La carne va condita a tavola con sale e pepe, o con qualche goccia di olio extravergine d’oliva, buon appetito.

sabato 18 febbraio 2017
DISCIPLINARE PER LA RINTRACCIABILITA’ E L’ETICHETTATURA DELLE CARNI "LE CARNI DEL TRATTURO”
Dall’allevamento al punto vendita: le carni bovine a marchio “Le Carni del Tratturo”, prima di arrivare nella nostra bottega e quindi sulle tavole dei consumatori, affrontano un lungo viaggio fatto di controlli, ispezioni e certificazioni che si aggiungono ai controlli di legge.
Il Consorzio “Le Carni del Tratturo” ha sviluppato un sofisticato sistema di controllo che in Italia è assolutamente innovativo: la tracciabilità genetica.
L’analisi del DNA consente di identificare la carne in vendita, risalendo al singolo animale nato, allevato e macellato secondo le rigorose regole del Disciplinare per la Rintracciabilità e l’etichettatura delle carni bovine “Le Carni del Tratturo”.

Chi entra nella nostra bottega può verificare attraverso la certificazione, tutte le notizie relative al bovino in vendita: titolare dell'allevamento; numero identificativo (auricolare); data e luogo di nascita; razza; sesso; tecnica di allevamento; data di macellazione e luogo; data inizio vendita.
Il Marchio “Le Carni del Tratturo” sulla carne fresca garantisce:
il controllo di tutta la filiera produttiva; un’alimentazione degli animali senza utilizzo di proteine e di grassi animali dopo lo svezzamento; la selezione degli allevamenti, dei macelli e dei punti vendita, sottoposti alle regole del Disciplinare; il controllo dei naturali ritmi di crescita e alle caratteristiche degli allevamenti; il rispetto del benessere degli animali, delle condizioni di allevamento, del numero dei capi, della qualità dell’acqua e dell’aria.
Dopo la macellazione e la successiva refrigerazione, sulla carcassa vengono attaccati su ogni pezzo anatomico dei cartellini con il numero identificativo dell'animale (vedi cartellino a lato) , numero identificativo che viene assegnato dai veterinari aziendali dopo la nascita attraverso un auricolare attaccato all'orecchio dell'animale.
venerdì 17 febbraio 2017

mercoledì 25 gennaio 2017
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"Velette di pollo" Piatto confezionato dai fratelli natilli in occasione dei Centocinquantanni dell'unità d'Italia. La preparazione ha vinto la menzione di merito dalla Prefettura di Campobasso |
La scienza sbugiarda i vegani: "La carne ci ha resi intelligenti"
Una ricerca pubblicata su Nature evidenza l'importanza della carne nello sviluppo dell'uomo. E i vegani dovranno quindi ricredersi, almeno così dice la rivista "Nature", sulle loro credenze.
Tanto che il Time titola "Ci dispiace, vegani" e riporta l'articolo di Nature secondo cui, mangiare le proteine animali è ciò che ha reso capace all'uomo di essere cioè che è. Trasformandolo, scrive l'Huffingtonpost, non solo "a livello anatomico (con volti e denti di dimensioni ridotte)" ma anche "a livello intellettivo (sviluppando la sua capacità di parlare)". Le motivazioni della ricerca sono chiare: una volta, i nostri avi, mangiavano molta frutta e verdura. Ma non era sufficiente. Così ci si attaccava alle barbabietole, alle radici e alle patate. Che, però, erano ben più difficili da mangiare. Così, quando l'uomo ha "scoperto" la carne, tutto è cambiato. Era più facile da masticare, più calorica e le proteine aiutavano lo sviluppo. L'unico, piccolo problema, era la caccia. Ma si quello l'uomo si è adattato abbastanza in fretta. Stessa cosa vale per la lavorazione, il taglio e la masticazione. Insomma, scoprire la carne ci ha fatto evolvere. Per milioni di anni quindi l’uomo è stato quindi cacciatore, raccoglitore fino agli albori dell’agricoltura. La dieta preistorica consisteva in alimenti animali: carne, pesce, insetti, larve, e alimenti vegetali: bacche, radici, funghi, miele, forse anche qualche erba commestibile. L’uomo preistorico faceva molto uso di proteine animali, la quantità di carboidrati era nulla, fino a quando non divenne agricoltore, vi era nella sua alimentazione una notevole presenza di fibre. L’uomo preistorico nonostante che la mortalità infantile fosse altissima, che si morisse di malattia, di guerra, d’incidenti aveva una struttura muscolosa, asciutta, esuberante. La malnutrizione e le carestie erano rare; in generale l’uomo cacciatore era molto ben nutrito a differenza dell’agricoltore che lo seguì. In particolare non esistevano le malattie metaboliche che sarebbero comparse solo con l’arrivo dell’agricoltura. Il Neandhertal era di struttura e potenza mai eguagliate; aveva ossa grosse e dense, con una dentatura che non conosceva la carie, il sistema immunitario era reso efficiente dall’abbondanza di proteine e zinco. Il cervello cresceva di dimensioni e la manualità raggiungeva quella che abbiamo noi ora.
Infatti, se non avessimo cominciato a mangiare la carne, se non avessimo avuto bisogno di strapparla dai cadaveri degli animali, i denti dell'uomo non si sarebbero sviluppati. E sarebbero quindi stati più piccoli. Lo stesso discorso vale per le ossa del collo e il cranio. "Questi cambiamenti - dicono i ricercatori - non sarebbero forse stati possibili senza il consumo di carne insieme all'acquisizione di tecniche per lavorarla e cucinarla".
Da un pò di tempo il consumo della carne sta subendo un attacco tanto duro quanto ingiustificato, ad opera di persone e organizzazioni che sostengono la superiorità di un’alimentazione prevalentemente vegetariana. Per dissipare i dubbi e i pregiudizi che si stanno diffondendo presso l’opinione pubblica, i sottoscritti vogliono portare a conoscenza dei consumatori alcune considerazioni ampiamente provate a livello scientifico.
- Le carni di qualsiasi specie sono gli alimenti più digeribili e completi di cui l’uomo si possa cibare;
- Le carni per il loro contenuto di vitamina B12, rappresentano la migliore garanzia contro il rischio di anemia.
- Il ferro della carne è dieci volte più assimilabile di quello di origine vegetale;
- La carne svolge un ruolo fondamentale per sviluppare e mantenere un efficace sistema immunitario.
- La carne ha una composizione molto simile a quella del corpo umano e quindi facilmente assimilabile.
- Il contenuto di grassi e di colesterolo delle carni non è tale da giustificare da solo l’attribuzione delle patologie cardiovascolari alla presenza della carne nell’alimentazione.
- La carne svolge un ruolo fondamentale per sviluppare e mantenere un efficace sistema immunitario. Recenti ricerche hanno dimostrato che la mancanza di aminoacidi essenziali riduce in modo significativo la capacità di risposta del sistema immunologico.
La carne è un alimento molto importante è non può essere sostituita con disinvoltura da altri alimenti il cui consumo viene talvolta propagandato per soli interessi speculativi
Firmato.
Prof G. Ballarini, Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Parma. Prof. E. Bianchi. Cattedra, di Chimica e Tecnologia dell’Alimentazione Università di Parma. Prof. P.G. Bracchi, Cattedra di Zoologia, Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Parma, Prof. G. Campanini Cattedra di Igiene e tecnologie alimentare, Università di Parma. Prof.C. Cantoni Istituto di Veterinaria di Milano. Prof, G. Catellani Istituto Ispezione degli Alimenti, Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Napoli. Prof. R. Chizzolini Istituto di Scienza e tecnologia degli Alimenti Università di Parma. Prof. G. Dazzi, Cattedra di analisi Chimiche degli alimenti, Università di Parma. Prof. G. Maderena, Cattedra di Approvvigionamenti annonari Università di Parma. Prof. M. Manfredini Direttore dell’Istituto approvvigionamenti annonari, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna. Prof. E. Parisi Cattedra di Ispezione degli alimenti di origine animali Università di Torino. Prof. R. Rosmini, docente di Ispezione degli alimenti di origine animali Facoltà di medicina Veterinaria, Università di Bologna.
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